sabato 5 gennaio 2013

RESPONSABILITA' ALBERGATORE: RAPINA IN ALBERGO

Responsabilità dell'albergatore: rapina in albergo - apertura della porta nella notte a dei rapinatori senza controllo dell'identità

Qual è la misura della diligenza richiesta agli albergatori nell'eseguire la prestazione, certamente dovuta, di tutela dei propri clienti durante le ore nottorne? E, in particolare, è da ritenersi dovuta una qualche forma di controllo sull'identità di coloro che si presentano alla porta? Il controllo può essere effettuato solo dal portiere (in quanto verosimilmente può distinguere chi è cliente dell'albergo e chi invece non lo è), oppure anche da altro dipendente dell'albergo (come ad esempio un facchino che si trovi a passare vicino alla porta al momento in cui suona il campanello)? In caso di omesso controllo, se colui o coloro che entrano effettuano una rapina a danno di uno dei clienti, l'albergatore deve ritenersi responsabile?
Sono sostanzialmente questi gli interrogativi di fondo che hanno trovato una risposta nella pronuncia della Suprema Corte di Cassazione n. 18651 del 5 dicembre 2003.
Il caso concreto che ha originato tale pronuncia è stato il seguente: in un rinomato albergo di Milano alle tre di notte del 7 febbraio 1991 suonano alla porta; un facchino che si trovava a passare vicino alla porta vede una signora vestita in modo elegante e subito le apre; appene viene aperta la porta assieme alla donna entrano alcuni uomini armati e suoi complici; i rapinatori entrano per svaligiare la cassaforte dell'albergo ma cambiano i loro piani quando sentono arrivare al portiere la telefonata di una cliente per un room service; allora ne approfittano per entrare agevolmente nella stanza della cliente, legarla, imbavagliarla e derubarla per un valore complessivo di quasi 200 milioni di lire.
La Corte di Cassazione ha escluso nella fattispecie una responsabilità dell'albergatore per colpa dei suoi ausiliari (il facchino ed il portiere) ritenendo che non avrebbero avuto alcuna ragione per negare l'ingresso alla donna anche se si fosse qualificata come nuova cliente, mentre i suoi complici erano ben nascosti e non visibili.
Di diverso avviso, invece, era stato il Giudice di primo grado, ovvero il Tribunale di Milano, che aveva ritenuto responsabile l'albergatore per colpa dei suoi ausiliari per aver omesso di accertare l'identità della persona che si era presentata alla porta.
Mi parrebbe, dunque, consigliabile evitare in radice l'insorgere di simili inconvenienti mediante l'adozione di rimedi pratici tutto sommato banali: tenere la zona antistante la porta di ingresso ben illuminata di notte e sgombra da possibili ripari/nascondigli; posizionare il desk del portiere esattamente innanzi all'ingresso ma ad una certa distanza; installare un meccanismo di apertura/chiusura della porta a distanza etc...

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